Lo scorso 26 luglio 2023 la guardia presidenziale del Niger (successivamente approvata anche dall’esercito) ha deposto ed arrestato il presidente eletto Mohamed Bazoum. Il potere è ora nelle mani del generale Abdourahamane Tchiani. Fino ad ora inutili si sono rivelati gli appelli al ripristino della legalità da parte di Europa, USA ed ECOWAS (Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale); quest’ultima inizialmente non ha escluso l’intervento militare. Di contro, Burkina Faso e Mali, con un comunicato congiunto del 1° agosto, hanno affermato che qualunque intervento armato in Niger corrisponderà ad una dichiarazione di guerra contro i due stati africani. Un comunicato simile è stato emesso anche dalla Guinea. Subito dopo il colpo di stato, manifestanti inneggianti al dittatore Vladimir Putin, hanno assaltato l’ambasciata francese, sventolando bandiere russe e nigerine. I manifestanti sono poi stati dispersi con la forza. Scena analoga con una manifestazione nella capitale, organizzata dall’usurpatore, con slogan contro la Francia ed a favore della Russia. Agli occidentali residenti sul territorio è stato raccomandato di non uscire di casa, i vari ministeri degli esteri monitorano la situazione, pronti a far fronte ad un’evacuazione d’emergenza dei propri connazionali. Sul territorio sono presenti diversi contingenti militari occidentali, che sino ad ora hanno supportato il Niger nella lotta ai terroristi; fra di essi 1500 francesi, 1000 americani e più di 300 italiani. Gli analisti si attendono un incremento di profughi in fuga dal Niger verso l’Europa; ciò in quanto esso ha rappresentato sino ad ora un baluardo nel contrasto all’immigrazione clandestina, una delle poche nazioni ad avere accordi in tal senso con le nazioni europee. Il generale Abdourahamane Tchiani ha ricevuto la condanna dei paesi occidentali e dell’ECOWAS, i quali hanno immediatamente chiuso i cordoni del sostegno finanziario; dal canto suo il militare ha sospeso l’esportazione di oro ed uranio (importantissimo per le centrali nucleari) verso la Francia.
In risposta all’assalto alla propria ambasciata, il presidente transalpino Macron ha affermato di intendere tutelare i propri connazionali, ma ha escluso un intervento militare, che invece era stato paventato dal generale Abdourahamane Tchiani.
Paradossale che proprio il Niger, che fra i paesi del Sahel è quello meno bersagliato dal terrorismo, si sia ritrovato con un presidente deposto “a causa dell’insicurezza”. Va da sé che parimenti alle altre nazioni africane e saheliane in particolare, esso soffra di ataviche problematiche: povertà, disoccupazione, corruzione, libertà d’espressione, arretratezza, ecc, la cui causa è stata individuata nell’ex presidente Mohamed Bazoum e nelle sue politiche. Alcuni Italiani residenti in Niger hanno riferito, nel corso di interviste rilasciate ai media italiani, che il colpo di stato era atteso da ormai un anno, e che l’insoddisfazione nei confronti del governo, soprattutto della popolazione più giovane, era palpabile. Data l’impossibilità di procedere col proprio lavoro (coprifuoco, fondi bloccati, insicurezza, ecc.) molti cooperanti stanno lasciano il Niger.
Al momento sia Russia che Cina, fra i principali attori dell’area, sembrano essersi smarcati; d’altro canto sappiamo bene che i due stati utilizzano sistemi molto meno evidenti e nascosti per esprimere il proprio appoggio, che non roboanti dichiarazioni (spesso per altro contrastanti) davanti ad un microfono.
Chi invece ha apertamente appoggiato il golpe è il gruppo mercenario russo Wagner. Fra parentesi il suo leader Evgenij Prigozhin ha incontrato diversi leader africani presenti a San Pietroburgo lo scorso 27 luglio, in seno al summit Russia – Africa, dove ovviamente c’era anche Vladimir Putin, che ha accolto in grande amicizia il presidente del governo transitorio del Burkina Faso, il capitano Ibrahin Traore; potete vedere un altro paio di fotografie dei 2 capi di stato insieme cliccando sui seguenti link:
qui e qui