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E’ la storia di Fama, discendente di una dinastia di principi, cresciuto nell’abbondanza, educato al privilegio della scelta in fatto di cibo, beni, donne. Oggi, nell’Africa delle indipendenze, con in tasca ormai solo la carta d’identitá nazionale e la tessera del partito unico, si trova ridotto a “lavorare” alla ricerca di qualche elemosina, in occasione di matrimoni o funerali insieme ad altri griot (particolare genere di cantastorie, considerati depositari della tradizione).
Il romanzo si sviluppa al ritmo stesso della parola africana. L’autore narra costumi, gesti e riti di una Costa che é certo piú d’avorio che d’ebano, in una lingua piena d’invenzioni, capace di immettere nuova linfa, talvolta con violenza, nelle convenzioni letterarie, per trovare il tono e le vibrazioni dei racconti e dei proverbi antichi. Proprio per queste sue caratteristiche questo romanzo é stato paragonato a “Cent’anni di solitudine”.
Carmen e Bianca