Tre mesi dopo la presa del potere da parte della junta militare in Burkina Faso, è tempo di bilanci. Le aspettative da parte della popolazione in merito alla questione sicurezza interna erano molte, e lo sono ancora. Tuttavia, i dati dei primi 100 giorni del colonnello Damiba sulla sedia presidenziale mostrano numeri impietosi. La situazione non è migliorata per niente, anzi: nello stesso periodo del 2021, ci sono stati 4 volte più attacchi (610) e 3 volte più morti (567).
I dati sono stati comunicati dall’Institute for Security Studies (ISS) di Bamako e si riferiscono al periodo fra il 25 gennaio e l’8 aprile 2022.
I terroristi paiono essersi rafforzati, approfittando forse dell’incertezza del nuovo governo, occupato a ristrutturare ministeri, istituzioni, uffici. Intere zone, città come Djibo, sono state isolate. Nella regione del Centro-Nord, l’11 aprile 2022, la società di estrazione dell’oro, Société des Mines de Taparko, è stata costretta a chiudere per “motivi di sicurezza”. I continui attacchi hanno portato ad un conseguente aumento del numero di sfollati interni, che è passato da da 1.741.655 di fine gennaio a 1.814.283 di fine febbraio, con un incremento del 4,17%. Ad aprile, sono stati segnalati 240 attacchi, fra terroristi e bande di criminali comuni, di cui 108 indirizzati contro i civili; ciò ha portato ad ulteriori 36.000 sfollati.
Damiba parla alla popolazione, la rassicura, dice di aver promosso l’istituzione di “comitati locali di dialogo per il ripristino della pace, la cui missione è quella di avviare approcci con i membri di gruppi che sono fuori dal dialogo con la Nazione” e “l’organizzazione di una giornata di preghiera per la pace e la riconciliazione nel nostro Paese”. Ma la verità è che gli jihadisti imperversano nel Paese e non sono pochi coloro i quali, tra cui esponenti delle opposizioni politiche, ritengono che il dialogo quando avviene con successo, venga pagato con concessioni più o meno velate ai terroristi.
L’esercito non è riuscito ad invertire la tendenza all’insicurezza, chi all’indomani del golpe pensava che Damiba fosse dotato di una bacchetta magica per risolvere il problema, si ritrova dinnanzi al fatto compiuto, un governo incapace di rispondere alle esigenze dei cittadini, almeno fino ad ora. Tutti sperano che la situazione migliori, ma alle porte ci sono la già incombente crisi alimentare dovuta alla mancanza di cereali, a causa della guerra fra Ucraina e Russia, oltre alle ataviche problematiche. E l’ECOWAS, pur comprendendo la situazione del popolo, ha detto chiaro e tondo che i 36 mesi previsti dalla junta militare per giungere a libere elezioni sono troppi, e non farà concessioni in merito: il Burkina Faso rimane sospeso dall’organizzazione, con tutte le conseguenze del caso.