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Il goveno del Burkina Faso censura e chiude BBC e VOA per 2 settimane.

BBC Logo - 2Pochi giorni dopo la pubblicazione del report sul presunto massacro di civili da parte dell’esercito del Burkina Faso, il governo di quest’ultimo ha sospeso i media BBC e Voice of America. Impedito l’accesso ai loro siti web ed alle loro notizie per due settimane.
Il direttore delle comunicazioni dell’esercito non ha commentato il report, ha piuttosto affermato che si rivolgerà alla BBC se e quando rilasceranno una dichiarazione.
Il blocco dei media è avvenuto dopo che lo scorso giovedì 18 aprile l’autorità di regolamentazione dei media del Burkina Faso, secondo fonti dai media statali, aveva intimato a tutti di non parlare del rapporto, minacciando sanzioni.

Un portavoce della BBC ha dichiarato: “La sospensione riduce la capacità della BBC di raggiungere il pubblico con notizie indipendenti e accurate. Continueremo a riferire sulla regione nell’interesse pubblico e senza paura o favore”.

Da parte sua, Voice of America (VOA) ha scritto lo scorso venerdì 27 aprile che “rimane fedele ai suoi rapporti sul Burkina Faso e intende continuare a coprire in modo completo ed equo le attività nel paese”.

Come sanno i lettori di questo sito, non si tratta della prima censura governativa nei confronti dei media, locali ed internazionali, che rifiutano di ossequiare la dittatura militare al potere in Burkina Faso. Solo per citare i casi più eclatanti, risalenti ormai ad un anno fa, i francesi Le Monde, la rivista Jeune Afrique e i canali televisivi La Chaîne Info (LCI) e France24.

HRW ha definito le uccisioni di massa “il peggior abuso dell’esercito” del Paese in quasi un decennio.

Dal canto suo la giunta militare critica i media per aver riportato presunte atrocità, insinuando che tali notizie minano il morale di soldati e popolazione, ignorando però il dolore delle persone coinvolte nei fatti, che paradossalmente, al di là di qualche dichiarazione di facciata, paiono finire in secondo piano, tanti sono gli episodi crudeli ed efferati che accadono nel territorio, da aver causato quasi una sorta di assuefazione in certi ambienti.

Secondo quanto riportato ieri dal sito internet della BBC, il Ministro della Comunicazioni Rimtalba Jean Emmanuel Ouedraogo ha respinto le accuse con un comunicato di sabato 20 aprile, definendole senza fondamento: “mentre è in corso l’inchiesta per accertare i fatti e identificare gli autori, HRW ha saputo, con sconfinata fantasia, identificare ‘i colpevoli’ e pronunciare il verdetto”. Beh, considerato che normalmente l’esercito, ovvero il braccio armato del governo, tende a nascondere le proprie malefatte, ciò appare più che plausibile; inoltre chi denuncia non va certo a farlo a casa dei presunti colpevoli (infatti le denunce, così come riferito da Human Rights Watch, sono state effettuate presso la gendarmeria, permettendo così di far partire le indagini). Ripetiamo che la televisione governativa RTB diede la notizia dell’attacco da parte dei terroristi il 25 febbraio, ma non dell’attacco da parte dell’esercito nei confronti dei civili nella stessa giornata, secondo le testimonianze raccolte.
Va da sè che le indagini, che le autorità assicurano sempre essere imparziali ed accurate, spesso finiscono con un nulla di fatto, insabbiate come quella relativa al massacro di Djibo di alcuni anni fa. Con buona pace di UN e degli altri attori internazionali che ne avevano chiesto conto al governo burkinabé.

 

 

Fonte: BBC