Resolute Mining pagherà il Mali per il rilascio del suo CEO.

L’australiana Resolute Mining ha accettato di pagare il governo militare del Mali € 152 milioni per risolvere una disputa fiscale che aveva portato all’arresto lo scorso 8 novembre del CEO della società ed altri due dirigenti, tutti cittadini britannici, da parte delle autorità locali. L’arresto era avvenuto subito dopo un incontro fra governo e compagnia mineraria, teso a dirimere la questione. Il lunedì successivo la società aveva dichiarato in una nota che tutte le richieste presentate dalle autorità maliane, “comprese quelle relative a imposte, prelievi doganali, manutenzione e gestione dei conti offshore”, erano state risolte.
Evidentemente però non era così. Pertanto i tre dipendenti sono stati trattenuti, ed ora, per poterli liberare, Resolute Mining ha dichiarato che pagherà subito la metà di quanto richiesto, mentre l’altra metà seguirà nei prossimi mesi. Inoltre i detenuti dovranno firmare un memorandum d’intesa in cui in pratica accolgono tutte le richieste dei Maliani.

Il metodo utilizzato dal governo del Mali non è sicuramente ortodosso, e più che una vittoria della legge, sembra un ricatto ben riuscito: se erano certi di essere nel giusto, perché non hanno intrapreso sino in fondo le vie legali, che fra l’altro avrebbero quasi sicuramente dato ragione al governo del Mali, essendo esso espressione di una dittatura militare?

Nel 2023 la junta militare al potere in Mali stabilì che la quota massima degli impianti minerari detenuta dal governo, ed eventualmente da attori privati locali, doveva passare dal 20% al 35%. Ciò significa che anche la quota degli utili è stata incrementata parimenti. In Burkina Faso la quota spettante alle compagnie minerarie è del 90%; in Mali, come in Burkina Faso ed anche in Niger, la gran parte della popolazione ritiene tali percentuali troppo sbilanciate a favore delle compagnie minerarie (per la maggior parte occidentali, ma anche russe), ma è molto difficile che si superino percentuali del 50%. Il nazionalismo delle risorse è una tendenza che sta prendendo sempre più piede a livello globale, il disequilibrio è palese e spesso le multinazionali del settore estrattivo fanno il bello ed il cattivo tempo nei territori ospitanti, ottenendo ricavi stratosferici e lasciando agli altri attori solo briciole. Ciò alimenta la diseguaglianza fra paesi ricchi e poveri, ed anche l’instabilità politica di certe regioni. Ma l’aria sta cambiando.

Fonti: euronews.com, bbc.com