L’Agenzia ONU per i Rifugiati – UNHCR, ha lanciato un allarme sfollati per tre diverse zone del Burkina Faso. Nell’ultima decina di giorni infatti, sono occorsi diversi episodi di violenza nei confronti della popolazione civile, che hanno causato 45 morti ed indotto alla fuga 17.500 persone.
Nella regione dell’Est, al confine col Niger, un gruppo armato ha attaccato il villaggio di Kodyel. Più di 4.400 individui si sono di conseguenza rifugiati nelle città di Foutouri e di Tankoualou.
Nella regione del Nord, sono circa 10.200 i profughi fuggiti ad Ouahigouya, già teatro di precedenti arrivi, mentre nel Sahel 3.200 persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni.
Si tratta di un fenomeno ormai consolidato, che porta la popolazione a rifugiarsi presso centri più grandi e sicuri, abbandonando le proprie case ed abitazioni alla mercé di terroristi e delinquenti vari. Questi danno fuoco alle abitazioni, per assicurarsi che nessuno vi ritorni, saccheggiano le strutture sanitarie e depredano negozi ed attività agro pastorali.
I profughi, senza praticamente alcun bene al seguito, si ritrovano in un ambiente nuovo e sconosciuto. Grande è la solidarietà degli abitanti che spesso accolgono i rifugiati nelle proprie case, assistendoli nelle loro necessità. Tuttavia, l’aumento della popolazione in quelle città causa una serie di ovvi problemi. L’acqua non basta più, servono cibo, nuovi alloggi, scuole per i bambini, assistenza medica.
Dal canto suo l’agenzia assicura aiuto, ma domanda anche sforzi alle autorità locali per ripristinare l’ordine costituito.
Facile a dirsi, ma ormai i numeri del fenomeno hanno raggiunto cifre a 6 zeri in tutta la nazione.