La pace che le religioni devono portare è anzitutto riconciliazione con se stessi, con Dio, con gli altri uomini e con il mondo intero. La vera salvezza, infatti, non abbraccia solo gli uomini, ma si estende a tutto il creato. L’intero ordine del creato è sconvolto dal disordine umano, le piante, gli animali, i minerali, tutti gli astri del firmamento e perfino le stelle più remote, gemono, secondo la parola di S. Paolo, sotto il peso dei nostri peccati. Sì, la natura aspetta da noi la pace messianica, di cui parlano le Scritture: “Il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto; il vitello e il leoncello pascoleranno insieme; e un fanciullo li guiderà” (Is 11, 6). E la Bibbia aggiunge: “In quel giorno farò per loro un’alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo; arco e spada e guerra eliminerò dal paese; e li farò riposare tranquilli…” (Os 2, 20). La pace che gli uomini e il mondo attendono è anche liberazione. Liberazione dalla fame, dalla malattia, dalla siccità, dalla povertà, dall’oppressione, dalla tirannia, dalla paura, dall’angoscia e dalla disperazione. Liberazione di pregiudizi che dividono gli uomini, dalle ambizioni folli, dall’insaziabile cupidigia, dall’intolleranza, dall’odio, dagli imperialismi, dall’oppressione e dalla morte. Kant diceva che la pace perpetua verrà quando la democrazia perfetta governerà tutti gli stati del mondo e regolerà i rapporti tra gli uomini. Ma quale democrazia potrà mai cambiare il cuore dell’uomo? Ed è proprio nel cuore dell’uomo che la pace è violata tutti i giorni… Ed è proprio al cuore dell’uomo che si rivolgono tutte le religioni. La conquista della pace è quindi un compito primordiale per tutte le religioni. Questo compito, infatti, riguarda tutti gli uomini. […] L’ideale della pace deve mobilitare tutte le forze spirituali dell’umanità. Dobbiamo convincerci che in Africa la religione perde tutta la sua credibilità se è forza di oppressione e non di liberazione, strumento di dominazione e non di emancipazione, sfruttamento della miseria degli uni da parte e per l’opulenza di altri. La religione perde la sua credibilità se usa l’intolleranza e il settarismo per dividere o anche per seminare il terrore, se sfrutta la violenza ideologica, culturale e/o spirituale per annientare l’identità dell’uomo africano con quella forma di spersonalizzazione totale che noi chiamiamo pauperizzazione antropologica.
Engelbert Mveng
da https://vatduepuntozero.blogspot.com/2013/04/?view=classic